Sviluppo, fotoritocco, post-produzione

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Sviluppo o fotoritocco o più semplicemente post-produzione? Nella fotografia queste parole pongono molte incomprensioni e lunghi dibattiti nei circoli fotografici.

A tutti piacciono le foto ben riuscite e ben composte, con colori reali e credibili. Ma la cosa più importante dovrebbe essere la composizione e cosa vuole raccontare quella singola fotografia.

Già quando si scattava in analogico si sceglievano delle pellicole in base alla loro resa cromatica. Quindi prima di scattare già era stata fatta una scelta, il colore.

Poi durante lo sviluppo, alcuni dedicavano tempo per esporre in modo selettivo il negativo, e ne coltivavano l’arte dello sviluppo in camera oscura. Io, come molti portavamo le pellicole dal fotografo per lo sviluppo “standard”. Ma per i maestri della fotografia questo passaggio (lo sviluppo) era fondamentale.

Oggi scattiamo, poi guardiamo nel Lcd della fotocamera e a casa decidiamo cosa vogliamo raccontare. Io direi, un passo avanti nella libertà di scelta. Però con questo metodo non ci concentriamo troppo sulla foto, in quanto abbiamo sempre tempo di modificare, di correggere in seguito e con calma. Ma anche di sperimentare nuove composizione e nuove color.

Qui entriamo in un argomento spinoso. Dobbiamo sempre decidere se modificare le foto o lasciarle cosi come sono stare realizzate. Noi usiamo un software per lo sviluppo dal formato RAW. Regoliamo le principali imperfezioni, e volendo molto facilmente portiamo la foto in bianco/nero. Volendo si possono anche cambiare alcuni colori e dare un mood alla fotografia in base al nostro umore, o a cosa vogliamo raccontare. La foto è un po come il pittore davanti alla tela, crea. Trasforma la realtà, ma può anche rappresentarla nel modo più realistico possibile. Come nella vita, ogni fotografo dà una sua interpretazione di cosa vede e cosa sente.

D’altronde la domanda è: cosa fotografiamo? Come lo raccontiamo? La foto se scattata in JPEG esce già sviluppata, in macchina. E se si scatta in Raw dovremmo sviluppare la foto, correggendo gli errori che la fotocamera ha commesso. Perché nonostante la tecnologia sia ormai molto performante, il nostro occhio ha una gamma dinamica molto superiore.

Poi esistono anche i Preset. Cioè delle impostazioni già predefinite che possiamo adattare alle foto. Questi si possono comperare a cifre ragionevoli, oppure creare.

Normalmente ogni fotografo segue le foto di altri colleghi, e quelli più commerciali rendono disponibili i propri Preset, in modo che ognuno di noi possa ricreare il loro mood nelle proprie foto. Così si comincia a scaricare un demo, si prova e se è compatibile con il proprio genere fotografico allora si passa all’acquisto. Si, perché non sempre un Preset standard si adatta alla nostra foto, alla nostra fotocamera.

E poi bisogna anche essere capaci di modificare il Preset alle nostre esigenze, e non tutti sono modificabili, alcuni sono solamente dei filtri.

Ideale è crearseli, ma questo è possibile solo dopo che si ha fatto un corso di sviluppo e quindi si conoscono tutti i cursori e come reagiscono con la nostra foto. Poi bisogna trovare uno sviluppo “medio” e salvarlo come Preset. Solo dopo averlo sperimentato su più foto si potrà rinominare e utilizzare. In quanto saremo sicuri che a quel Preset corrispondono determinate caratteristiche.